Come in un film di Quentin Tarantino o di Oliver Stone, Filippo Roncaccia in questa sua nuova intervista impossibile incontra una giovane donna esile e aggraziata nei modi ma che per amore si è lordata l’anima di sangue.
Le vicende che la giovane racconta sono incentrate sulla figura del marito, il Principe Vlad di Valacchia, passato alla Storia come un abile guerriero in lotta contro i Turchi – che in quel 15mo secolo sono in forte espansione nei Balcani – e che però è entrato nella leggenda come Dracula, lo spietato uomo-vampiro della Transilvania. Una leggenda del tutto infondata, proclama la donna.
La principessa – Elisabetta il suo nome – è innamorata del marito al punto di seguirlo in battaglia sgozzando e scannando il nemico come e più di un soldato, ben decisa a non sopravvivere allo sposo se egli dovesse morire. Vlad – dice – è un uomo che sente forte il dovere di difendere il suo popolo dai conquistatori venuti dall’ Asia che già hanno inflitto lutti innumerevoli e grandi sofferenze alla sua gente. Alla ferocia del nemico egli risponde con la ferocia del vendicatore che pareggia i conti.
Vasto in effetti è il perimetro delle efferatezze attribuite al Voivoda soprannominato non a caso “l’impalatore”. Tuttavia non così vasto da ricomprendere anche la pratica vampiresca succhiasangue attribuitagli secoli dopo, sul finire dell’ Ottocento, dallo scrittore inglese Bram Stoker.
Quel filone – che verrà ampiamente sfruttato anche dall’industria cinematografica – prende origine da storie menzognere fatte circolare ad arte da mercanti tedeschi per vendicarsi dei taglieggiamenti subiti ad opera di Dracula, secondo quanto assicura adesso – secoli dopo – la principessa Elisabetta in questa sua appassionata difesa del marito. Ascoltiamola.
Nell’immagine: Vlad Terzo voivoda (principe) di Valacchia
Musiche: Jasper String Quartet, frammento da Der Tod und das Maedchen di Franz Schubert ; Grigoriy Nuzhny, Classical vibes 1, www.mixit.co